La vita di tutti i giorni ti offre infinite opportunità di crescere! Sì, anche se hai superato i 40 e sì, anche se hai studiato e pensi di sapere tante cose; ma la cosa che non mi stancherò mai di sottolineare è che nei piccoli episodi della nostra quotidianità incappiamo in grandi insegnamenti se siamo in grado di coglierne le sfumature. Ora vi racconto cosa mi è successo qualche giorno fa.
Antefatto: quando puoi fare una cosa falla subito.
Ebbene sì anch’io compro alcune cose tramite Amazon. Nello specifico avevo ordinato un regalo abbastanza ingombrante ma uno dei due pacchi in cui era suddiviso è finito per motivi non completamente chiari presso un esercizio che funge anche da deposito per i pacchi. Nonostante sapessi che il pacco era presso questo esercizio (un benzinaio) ho procrastinato il ritiro fino all’ultimo momento quando, finalmente, mi sono deciso a ritirarlo. L’unico pensiero che avevo in testa era qualcosa tipo “che scocciatura devo passare a ritirare il pacco dall’altra parte della città“. Primo (scontato) insegnamento: quando puoi fare una cosa falla subito e non procrastinare!
Il fatto: non sempre l’imbarazzo è di chi subisce una critica.
Entro nel negozio del benzinaio ed un ragazzo gentile viene a servirmi cercando la mia pratica nel PC. Dopo qualche attimo mi spiega con aria contrita che il mio pacco è lì ma sul Pc risulta restituito ovvero deve essere nuovamente ritirato dal corriere e rispedito all’azienda perché non era stato consegnato al cliente. Ovviamente era assurdo essendo presente sia il pacco che il sottoscritto il ragazzo si è subito prodigato in telefonate per risolvere la situazione. Questo problema l’ha impegnato per qualche minuto mentre io ciondolavo facendo finta di provare interesse per degli arbre magique esposti nella rastrelliera. In quel momento entra il titolare che vedendolo impegnato gli chiede cosa stesse facendo, con il ragazzo a spiegarli che c’è un pacco in uscita perché il proprietario è venuto a ritirarlo a scadenza; il titolare non aveva colto che il signore che guardava gli arbre magique era lo stessa a cui si riferiva il ragazzo e commenta acido «cazzi suoi, doveva svegliarsi prima quel furbo», in quel momento il ragazzo sposta lo sguardo dal titolare a me e il titolare capisce che ero io il protagonista della sua invettiva. In quei tre secondi che succedeva tutto questo io ho pensato una cosa del tipo «poveretto che figuraccia che sta facendo» in quanto tutta la scena che faccio fatica a descrivere nei dettagli (postura dei protagonisti, faccia imbarazzata del ragazzo…) era abbastanza comica. A quel punto il titolare si gira e si scusa con la classica arrampicata sugli specchi, propone di offrirmi un caffè e si sfoga con me su quanto questo business dei pacchi li stia mettendo in difficoltà; nel frattempo il ragazzo risolve il garbuglio burocratico del pacco e me lo consegna. Io esco contento di aver ritirato il mio pacco e divertito della figuraccia che il titolare ha fatto e sulla quale rimuginerà per un bel po’ sbeffeggiato dai suoi dipendenti.
Commento al fatto: spesso la realtà è molto meno brutta di come possiamo immaginarla.
Perché dico questo? Pensate se io fossi partito da casa pensando una cosa tipo «attento sicuramente ti accuseranno di essere passato tardi a prendere il pacco e il titolare dell’esercizio ti dirà che ti meriteresti che il pacco tornasse indietro». Proverei un mix di ansia e rabbia e mi recherei a ritirare il pacco molto guardingo o peggio scivolerei nell’evitamento esperienziale e manderei qualcun altro a ritirarlo? Difficile saperlo ma vi assicuro che questo piccolo aneddoto mi ha ricordato quanto troppo spesso cerchiamo di anticipare le difficoltà esasperandole nella nostra mente.
Questo bias cognitivo è definito catastrofizzazione e consiste nel considerare gli eventi negativi che possono capitare come intollerabili sovrastimando contemporaneamente le conseguenze sfavorevoli di tali eventi. Nelle situazioni di ansia più gravi scopriamo che la persona è spesso vittima di questa distorsione e, dovendo immaginare sempre le conseguenze più terribili, il livello di ansia sarà inevitabilmente altissimo.
Per disinnescare questo tipo di bias esistono tante modalità che spaziano dalle CBT standard (ristrutturazione cognitiva) all’ ACT (defusione cognitiva) ma con il mio piccolo aneddoto volevo suggerirvi un percorso inverso: ovvero cercate di fare tesoro di tutte quelle situazioni in cui ne siete usciti senza particolari difficoltà, senza emozioni negative che vi mettevano a disagio e provate ad immaginare di aver saputo in anticipo cosa sarebbe successo. Se avete seguito il mio discorso ci siete già arrivati: alcune situazioni sono molto più semplici da affrontare “in vivo” che non anticipando scenari di cui ci mancano troppi elementi.
Questo semplice esercizio immaginativo aumenta il livello di consapevolezza di come funzioni la nostra mente e ci vaccina alle catastrofizzazioni eccessive; pensieri come “l’altra volta è successo di peggio e me la sono cavata” sono ottimi prodotti di questo esercizio utili in quelle circostanze in cui andiamo in difficoltà e ci verrebbe spontaneo preoccuparci in maniera eccessiva.