Accettare?
Cosa significa ACCETTAZIONE? Perchè è importante e, soprattutto, come può aiutarci a vivere una vita piena e senza che l’ansia ci blocchi? Ovviamente non è una metafora su come usare l’accetta contro l’ansia, in un certo senso è proprio il contrario…
Cos’è l’Accettazione e perché è importante?
Il termine inglese “Acceptance” è stato reso in italiano con il termine “accettazione”. Questo ha creato qualche ambiguità nel termine e, per spiegare cosa intendiamo per accettazione secondo l’ACT voglio subito spiegare cosa accettazione non è.
Accettazione non significa sopportare le cose negative.
Accettare e sopportare sono due concetti molto diversi eppure sembra che se una situazione dolorosa non è possibile cambiarla non ci resta che “accettarla” che nella testa di molti significa sopportarla. Quello che l’ACT vuole insegnarci non è a diventare dei bravi fachiri bensì affrontare le emozioni e i pensieri dolorosi. Non possiamo affrontare una cosa se non ne accettiamo l’esistenza e non le lasciamo il giusto spazio.
Accettazione non significa celebrare strani riti new age.
Capisco che chi segue il blog possa trovare superflua questa precisazione ma troppo spesso la parola “accettazione” è associata a pratiche riconducibili alla “galassia new age”. In tutte le città ormai assistiamo a proposte di vario genere: percorsi di consapevolezza, gruppi “olistici” e svariate “minchiate-terepia” che spesso infilano nel loro lessico la parola accettazione. Tenetevi alla larga da tutto ciò perché dietro un linguaggio spesso suadente e dal richiamo orientale si cela ingenuità inutile nella migliore delle ipotesi e malcelate truffe nella peggiore.
Accettazione non significa rassegnazione passiva.
Un giorno Marco, un paziente che seguivo per un disturbo ossessivo, mi ha detto una frase che mi ha fatto capire come possa essere equivocato facilmente il termine accettazione:
dottore ora ho capito il discorso dell’accettazione; io devo accettare di avere questo disturbo e di provare ansia ogni volta che arrivano i pensieri ossessivi, fa parte di me e ci saranno sempre, devo farmene una ragione.
Ora per quanto anche questo abbia rappresentato un momento di apertura e di consapevolezza maggiore del problema da parte di Marco, accettazione non significa rassegnazione, come inizialmente aveva capito. Anzi a volte la rassegnazione accompagna uno dei meccanismi principali dell’ansia: l’evitamento esperienziale. Accetto (in realtà mi rassegno) ad dover rinunciare alle cose delle vita in favore di una diminuzione dell’ansia e dello stress. Mi spiego meglio con un esempio: se una persona ha paura di volare ma desidererebbe molto visitare New York con il suo compagno o la sua compagna potrebbe dire: «Devo accettare la mia ansia e che per me volare è troppo impegnativo, non è alla mia portata». Capite da soli che questo non è praticare l’accettazione ma evitare ciò che ci fa stare male rinunciando a ciò che conta per noi. la conseguenza di questo atteggiamento è una minor flessibilità psicologica e una conseguente più probabile infelicità.
L’accettazione secondo l’ACT
Nel modello dell’ACT invece, Acceptance indica un’“accettazione consapevole” che si contrappone ai tentativi di evitamento esperienziale che vengono messi in atto di fronte alle situazioni difficili della vita. È importante evidenziare che l’accettazione consapevole deve essere diretta anche alle modalità con cui fronteggiamo in maniera disfunzionale le situazioni critiche (credenze, pensieri disfunzionali, emozioni negative). L’accettazione è uno dei 6 pilastri alla base della flessibilità psicologica ed è riconducibile all’importanza della mindfulness nelle terapie cognitivo-comportamentali di terza generazione. L’accettazione non è che il primo momento in cui ci si confronta con i propri pensieri e le situazioni che generano sofferenza e, tutt’altro che fine a se stessa, rappresenta una spinta ad incrementare le azioni e i comportamenti basati sui Valori che la persona ha individuato come importanti per se stessa.
Ancora una volta mi preme dirvi che accettazione non significa che nella vita dobbiamo accettare tutto. Se entro in un bar e lo trovo sporco e puzzolente, occupato da persone ubriache che urlano io me ne vado in un altro accogliente e pulito e quindi non accetto nessuna delle emozioni e pensieri negativi che ho provato entrandoci. Ma se ho bisogno di una bottiglietta d’acqua per mia figlia che ha sete e quello è l’unico bar nel giro di chilometri accetterò quelle sensazioni negative perché guidato dai miei valori (prendermi cura delle persone che amo) ed entrerò per acquistare l’acqua.
Non abbiate fretta di comprendere ed apprendere l’accettazione. L’accettazione è un processo, non una tecnica o un contenuto mentale ed il primo passo è proprio la comprensione che è l’obiettivo di questo post. Torneremo spesso sull’accettazione e sui modi di affinarla ed usarla in favore della nostra flessibilità psicologica e quindi della nostra felicità.