Ho paura di guidare!
La paura di guidare è una delle manifestazioni d’ansia più comuni che esistano e che con maggior frequenza mi è capitato di trattare con la Psicoterapia Cognitivo Comportamentale. Un luogo comune da sfatare riguarda il fatto che chi ha paura alla guida abbia necessariamente avuto delle esperienze più o meno traumatiche (incidenti, malori o altri inconvenienti). Non fraintendetemi: essere coinvolti in un incidente stradale può portare a sviluppare una fobia correlata alla guida coerentemente con i modelli che riguardano altre fobie più o meno specifiche (es: paura dell’acqua) ma molte persone che soffrono di ansia alla guida, attacchi di panico alla guida o che più semplicemente hanno paura di guidare ed evitano di farlo non sanno ricondurre questi stati d’animo ad una causa specifica.
La paura di guidare o amaxofobia tecnicamente è definita come una fobia specifica del sottotipo situazionale e può incidere in maniera significativamente negativa nella qualità di vita della persona ostacolandone lo svolgimento di normali attività che prevedono l’uso dell’automobile. Come nelle altre situazioni in cui l’ansia diventa sempre più forte, l’evitamento della situazione temuta, in questo caso guidare, rappresenta il meccanismo di mantenimento della paura che peggiora nel tempo senza un intervento adeguato. Come fare per risolvere il problema?
I trattamenti vanno personalizzati ma voglio provare a raccontare alcuni step fondamentali per riuscire di nuovo a muoversi con la vostra auto.
ANALISI DEL PROBLEMA
Accertato che il problema è la paura di guidare ora si deve procedere ad un assessment vero e proprio. La paura di guidare, infatti, si manifesta attraverso modalità specifiche che variano da persona a persona:
- paura di perdere il controllo del proprio mezzo e di finire fuori strada
- paura di stare male all’interno del veicolo e di non poter essere soccorsi
- paura di rimanere intrappolati in coda
- paura di guidare da soli
- paura di guidare dopo il tramonto
- paura di guidare in autostrada
- paura a percorrere gallerie stradali e autostradali
- paura di allontanarsi con l’auto dalla propria residenza
Mi piacerebbe scrivere un articolo per ognuna di queste paure e vi prometto che con calma lo farò. Individuata la paura o le paure che accompagnano la persona e le impediscono di guidare inizia il lavoro che potremmo definire “cognitivo”. Si individuano i pensieri alla base dei comportamenti di evitamento. Questo è un lavoro che serve ad aumentare il livello di consapevolezza della persona e ha trasformare il suo «Ho paura» in uno scenario più articolato:
Ho capito che quando vedo accendersi gli stop delle macchine che mi precedono mi sale l’ansia….probabilmente temo che da lì a poco si formerà una coda ed io rimarrò intrappolato.
LUCA, 32 anni
In questa fase occorre che la persona conosca il significato degli stati emotivi che prova all’idea di guidare o guidando e i pensieri che li accompagnano.
CAMBIAMENTO
La fase di cambiamento corrisponde alla fase terapeutica vera e propria e si agisce su tutti i livelli possibili:
- Lavorare con i pensieri. Una vota individuati i pensieri responsabili del mantenimento della nostra paura possiamo provare a renderli innocui attraverso due tecniche già viste: la ristrutturazione cognitiva (tecnica della CBT standard) e la defusione cognitiva (uno dei processi dell’ACT). Quale tecnica scegliere? Dipende dal contenuto del pensiero; prendiamo l’esempio di Luca che ha paura di rimanere bloccato nel traffico, attraverso degli esempi possiamo aiutare progressivamente Luca a decatastrofizzare la sua paura togliendo “potere” ai pensieri minacciosi. La ristrutturazione cognitiva in questo caso porterà Luca a riformulare il suo pensiero in un modo simile a questo:
Quando vedo accendersi gli stop delle macchine e mi sale l’ansia so che la cosa che rischio è solo una grande rottura di scatole perché arriverò a casa un po’ più tardi….posso essere scocciato ma non spaventato.
La defusione cognitiva è la tecnica d’elezione quando i pensieri che innescano la paura di guidare sono particolarmente difficili da modificare. Ad esempio se uno pensasse di poter perdere improvvisamente il controllo del proprio mezzo e causare un incidente mortale io come terapeuta partirei con la defusione cognitiva. Su cosa consiste la defusione l’ho già spiegato qui.
- Lavorare con le emozioni. Il lavoro con le emozioni prevede una fase di conoscenza psicoeducazionale ovvero comprendere quale stato d’animo ci sta pervadendo in quel momento. Devo sapere, ad esempio che il male alla pancia è un sintomo d’ansia del tutto normale come lo può essere un leggero tremolio. Ora la persona dovrà imparare a gestire le emozioni negative che prova prima di guidare e durante le guida (possono essere anche di natura diversa). Ci sono tante modalità utili a questo scopo come le tecniche di rilassamento o l’utilizzo della mindfulness di chi abbiamo parlato qui.
- Lavorare sui comportamenti. Il lavoro sui pensieri e sulle emozioni deve essere propedeutico all’esposizione ovvero la tanto famigerata guida. Se la persona ha fatto un lavoro efficace sui pensieri che innescano la paura di guidare e sulle emozioni d’ansia correlata alla guida potrà applicare quanto appreso “in vivo”. Io consiglio sempre alcuni comportamenti strategici che aiutano nelle guide. Una persona normalmente in macchina ha dei comportamenti che l’aiutano a passare piacevolmente il tempo al volante; pensate quante cose fate in auto: ascoltate la radio, cd particolari o approfittate del tragitto per telefonare (con gli auricolari o in vivavoce). Tutti questi normali comportamenti possono aiutare a normalizzare la guida e supportare altre tecniche che la persona applicherà mentre guida. Io con i miei pazienti ho trovato molto efficaci l’ascolto di podcast a tema (a secondo dell’interesse dei pazienti) che aiutano nel defondersi da pensieri negativi. L’esposizione deve essere ovviamente graduale e parametrata allo stato e ai progressi fatti dalla persona.
CONSOLIDAMENTO DEI RISULTATI
Una volta risolto sconfitta la paura di guidare in maniera soddisfacente è fondamentale “non adagiarsi sugli allori” e continuare il lavoro svolto cercando di guidare in maniera abbastanza costante. Non allarmatevi se vi capitasse anche a distanza di settimane o di mesi una “giornata no” ma applicate semplicemente quello che avete già visto funzionare in precedenza.
Buon viaggio…
Per approfondire – link:
- articolo su State of mind
- articolo scientifico in inglese molto esaustivo