Ci sei?
Vi ho parlato spesso della mindfulness in questo in questo blog e mi sembra giusto condividere con voi un’esperienza di mindfulness che mi è capitato di fare. Un principio fondamentale della mindfulness è che in qualunque luogo e momento è possibile prendere contatto con il momento presente in maniera intenzionale e non giudicante ma è anche vero che alcuni luoghi e momenti richiamano maggiormente questa nostra abilità latente.
Sono sicuro che chi legge abbia sentito ancora il proverbio «chi sa fa e chi non sa insegna» e spesso nella mia vita ho trovato conferma di questo modo di dire. Molto spesso il proverbio è usato in un’accezione negativa; sottolinea, ad esempio, come troppo insegnanti non siano in grado di fare ciò che pretendono di insegnare. In altre occasioni, però, ho trovato un riscontro positivo del principio, pensiamo a quegli allenatori che sono stati giocatori mediocri ma hanno saputo insegnare molto meglio di campioni egocentrici che non erano in grado di spiegare alcunché. La mindfulness è una di quelle abilità che più di altre non può essere insegnata se non la si è compresa. Umilmente so di avere ancora molto da imparare a riguardo ma sono convinta che la via per comprenderla passi inevitabilmente dalla pratica. Eccomi dunque a condividere con voi alcuni momenti in cui ho cercato di capire come rendere contatto con il momento presente in maniera intenzionale e non giudicante.
La fortuna di abitare a Trento è che puoi raggiungere dei posti meravigliosi in poco tempo; uno di questi luoghi “a portata” è sicuramente la piana delle Viote in cui ci si può dedicare allo sci nordico (volgarmente sci di fondo). Avevo deciso di concedermi due ore di sole, silenzio e fatica e così sabato mattina mi ritrovai con gli sci ai piedi immerso in uno scenario che non smette mai d’incantarmi nonostante conosca questa montagna fin da piccolo.
Mano a mano che mi allontanavo dal parcheggio abbandonavo i consueti rumori della civiltà e i suoni della natura dormiente prendevano il sopravvento ma io ancora non me ne accorgevo. I miei pensieri, infatti, ronzavano nella mia testa incuranti del repentino cambiamento di scenario e io non ero realmente “presente”. Non sto dicendo che non vedessi quanto bella fosse la giornata o quanto fosse meraviglioso il posto ma immancabilmente la mia mente tornava a ragionare su quello che voleva e la priorità sono quasi sempre problemi da risolvere. Non dovete pensare che i problemi su cui la mia mente era concentrata fossero questioni particolarmente delicate, qualche preoccupazione di lavoro, qualche scadenza ma anche stupidaggini varie; è normale succeda, durante la maggior parte della giornata la tua mente non è libera di spaziare troppo e appena è lasciata libera vaga alla ricerca dei piccoli o grandi problemi irrisolti…dal cosa votare a marzo a cosa cucinare per cena… Ho pensato che quello era il momento giusto per praticare un po’ di mindfulness dopo averla raccomandata tutta la settimana in studio e così ho fatto. Ho provato a fare l’esercizio del body scan mentre sciavo e l’esperienza è stata molto profonda; ora proverò a descriverla in seconda persona in una sorta di dialogo con me stesso
Concentrati sulla sensazione che provi sul viso, un mix molto strano fatto dal freddo pungente e dal tepore del sole sulla pelle, aria fredda che inonda i polmoni, aria calda che esce a sbuffi, il cuore che accelera, le braccia e le gambe che si muovono sincrone in una sorte di danza, il rumore dello scricchiolio della neve ghiacciata che si comprime al passaggio degli scii, voci isolate lontane, tranquillizzanti.
Pochi minuti di contatto con il momento presente attraverso un po’ di body scan mi hanno aiutato molto a svuotare la mente che più si svuotava più lasciava spazio a sensazioni fisiche che mi facevano scoprire molti dettagli che mi stavo perdendo. Ho fatto una riflessione sul respiro, a quante volte in studio aiutavo le persone a notare quanto l’aria che inspiravano fosse fresca e quanto quella che ispiravano fosse calda, riflettevo su quanto fatto a 1500 metri con 0 gradi di temperatura questo esercizio fosse molto più “potente”. Sulla scia di queste riflessioni ho pensato che la mindfulness può essere praticata ovunque ma alcuni contesti possono facilitarne la sua acquisizione.
Osserva il paesaggio che ti circonda, come la neve rifletta la luce del sole e quanto sia abbagliante senza occhiali da sole, prova a sentire i radi profumi emanati dal bosco dormiente, ancora rumori di neve che viene schiacciata dagli sci, il ritmico rumore dei bastoncini che ti danno la spinta, il silenzio che compare appena ti fermi per riprendere fiato.
Quando lentamente il momento di mindfulness finisce mi accorgo che pensieri diversi fanno capolino nella mia testa
Mi lascio trascinare da una consapevolezza diversa: pensieri che raccontano l’importanza di passare del tempo all’aperto a fare sport, quanto sia bello sentire il sole sulla pelle, come le persone che incontri ti sorridano. Pensi che dopo due ore di sci ti sei meritato un panino e una birra, che ormai al sole si sta bene e potrai mangiare fuori e goderti ancora un po’ di sole e di neve. Stavo bene ed ero contento.
Questo in maniera molto riassuntiva è quello che ho provato a fare durante la mia sciata e devo dire che alla fine della mattinata i pensieri che mi accompagnavano all’inizio si erano semplicemente liquefatti, sarebbero tornati a tempo debito ma intanto ero riuscito a vivere un momento bello con maggior pienezza.
Chi segue il blog sa quanto spesso io cerchi di promuovere la mindfulness che, come è ormai accertato dalla letteratura scientifica, è particolarmente efficace nel trattamento dei disturbi d’ansia e dell’umore. Non è facile essere mindful e come tutte le cose che ci permettono di stare bene necessitano di pratica per essere acquisite. Spero che questo piccolo racconto autobiografico vi persuada di quanto sia importante applicarsi per capire come funzioni la mindfulness e che non occorra essere sempre mindful ma bastino anche 10 minuti per prendere il giusto contatto con se stessi.
Sul come funzioni la mindfulness ho scritto altri contributi, qui trovate l’articolo principale.
Sull’efficacia della mindfulness vi lascio un’esauriente meta-analisi:
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC2848393/