Cara ansia ti scrivo.
“Cara ansia ti scrivo” non vuole essere una storpiatura di una bellissima canzone del compianto Lucio Dalla ma la sintesi di una lettera molto brillante che la blogger Rachel Griffin ha pubblicato sul The Huffington Post americano. Potete trovare la versione originale qui e la truduzione nell’edizione italiana qui. Quando ho letto la lettera, che riporto per intero in modo che la possiate leggere senza abbandonare la pagina, ho pensato a quanto sintetizzasse bene alcuni temi trattati nel blog. L’autrice, infatti, riesce con ironia ad evidenziare quanto il contesto possa rendere utile o dannosa la risposta ansiosa e a trattare l’ansia per quello che è: uno stato emotivo che, in quanto tale, non è nè buono nè cattivo ma semplicemente importante in certi contesti e inutile in altri.
La lettera, inoltre, permette all’autrice di “osservare” la propria ansia (in realtà lei sta osservando tutto il processo che porta alla risposta ansiosa) e quindi di defondere da essa e “guardarla da fuori”; tutti processi coerenti con il modello dell’ACT. Nella parte finale della lettera, inoltre, s’intravede un’affermazione che rimanda ai valori “vivere una vita divertente e avventurosa” e a riguardo si pone un obiettivo attivo molto interessante: fare un viaggio in Italia. Per quanto ironica è molto funzionale la pacatezza e la simpatia con cui si rivolge alla propria ansia perchè rappresenta un ottimo esempio di atteggiamento funzionale alla decatastrofizzazione dell’ansia che spesso fa sentire schiacciate le persone che ne soffrono.
In estrema sintesi: scrivere una lettera alla propri ansia potrebbe essere un ottimo esercizio terapeutico.
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