La dicitura “Terapia Cognitivo-Comportamentale” viene spesso usata per descrivere un insieme eterogeneo di approcci accomunati dal principio secondo cui la sofferenza emotiva va rintracciata nella relazione tra pensieri, emozioni e comportamenti. Pur differenziandosi nei costrutti e negli strumenti clinici, tutti gli approcci riconducibili alla “galassia” cognitivo-comportamentale condividono alcuni principi trasversali
- Approccio basato su evidenze scientifiche: per questo motivo è inserita in molte linee guida come terapia d’elezione per alcuni disturbi (esempio: linee guida nice)
- Approccio pratico e concreto; mira ad uno scopo e si concentra su obiettivi tangibili perseguiti attraverso strumenti e tecniche precisi
- Approccio collaborativo; terapeuta e paziente/cliente collaborano per il raggiungimento degli obiettivo e il terapeuta condivide in maniera chiara scopi, tempi e modi della terapia
Negli ultimi 20 anni si sono consolidate alcuni approcci cognitivo-comportamentali cosiddetti di 3° generazione e uno di quelli di maggior successo che ho deciso di implementare nel mio lavoro è l’Acceptance and Commitment Therapy (ACT).
- L’ ACT è una psicoterapia cognitivo-comportamentale di 3° generazione. Le sue radici affondano nel Contestualismo FUnzionale e nelle sue applicazioni teoriche e cliniche (Relational Frame Theory e Applied Behavior Analysis) con il contributo fondamentale degli studi e delle applicazione cliniche della mindfulness.
- L’ACT utilizza un approccio transdiagnostico ovvero la sua concezione centrale postula che la sofferenza umana si sviluppa e si aggrava in caso di mancanza di flessibilità psicologica.
- L’obiettivo di ogni percorso secondo l’approccio dell’ACT mira a sviluppare la propria flessibilità psicologica che rappresenta la condizione che ci consente di preservare e mantenere la salute e il benessere psicologico.
- Il modello dell’ACT che chiarisce i processi in grado di favorire la flessibilità psicologica è l’Hexaflex.
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