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ABC cognitivo

Giovanna, una ragazza di 30 anni mi raccontava dell’angoscia che provava di fronte alla porta della stanza del suo capoufficio. Una semplice porta in legno come questa.

Ufficio ansia

Ogni volta che Giovanna si avvicinava alla porta il cuore iniziava a batterle forte e le mani iniziavano a sudare creandole un forte senso di disagio. In effetti il capoufficio di Giovanna era una persona autoritaria che utilizzava una comunicazione molto aggressiva con le persone che lavoravano con lui. Non era insolito sentire attraverso la porta le imprecazioni rivolte al malcapitato di turno. Non era necessario però che il capoufficio fosse presente e di cattivo umore, a Giovanna bastava avvicinarsi alla porta per provare ansia.

L’ansia di Giovanna mi permette di spiegare una delle tecniche più usate in psicoterapia cognitiva che, in un certo senso, riassume l’essenza della terapia stessa: la tecnica dell’ABC cognitivo (esiste anche un ABC comportamentale di cui parlerò in un altro post).

Cosa significa questo acronimo semplice semplice? Per rispondere alla domanda può essere utile tornare a Giovanna e capire quello che le succede: deve aprire la porta e prova ansia (accellerazione del battito cardiaco ed aumento della sudorazione).

A-c

Se schematizzassimo l’evento avremmo una situazione (A nell’acronimo inglese sta per “evento attivante”) e una conseguenza (C nell’acronimo inglese sta, infatti, per conseguenza). In pratica, l’esigenza di Giovanna di bussare alla porta del suo capo genera in lei uno sgradevole stato d’ansia.

La maggior parte delle persone compie quotidianamente tante analisi spontanee di questo tipo: se vado in quel supermercato troverò la coda e proverò disagio; sono in ritardo e mia moglie si arrabbierà… Quello che pochi fanno è capire perchè quella determinata situazione genera quelle conseguenze mentre altre analoghe ci lasciano del tutto indifferenti?

La CBT (terapia cognitivo comportamentale) ce lo spiega inserendo una variabile fondamentale.

ABC

I “belifs”, ovvero le credenze, sono alla base delle conseguenze. In pratica Giovanna deve bussare alla porta del suo capo e, mentre si avvicina ad essa, sta già pensando che potrebbe aver fatto qualcosa di sbagliato e quindi essere ripresa; sono proprio queste “credenze” a provocare lo stato ansioso di Giovanna.

Ci sarebbero molte altre osservazioni da fare sullo stato ansioso di Giovanna e il problema non è riconducibile semplicemente a cosa pensa prima di bussare alla porta. Tuttavia sapere cosa ci succede, quali tipi di pensieri ci frullano nella testa è un passo fondamentale per iniziare a mettere in atto quei cambiamenti indispensabili per ritrovare la calma che vogliamo. L’ABC può essere un utile esercizio che ci aiuta a riflettere e diventare consapevoli dei nostri pensieri.

Siete sicuri di sapere sempre cosa state pensando quando provate ansia?


Per saperne di più puoi dare un’occhiata a questo articolo pubblicato su State of mind


Per una spiegazione più completa e approfondita ecco un riferimento bibliografico in italiano:

Perdighe-mancini

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